Se la sfida tra Fbi e Apple è anche sul modello di società

La sfida in corso tra Fbi e Apple sull’accesso ai dati dell’iPhone dei due terroristi di San Bernardino (com’è stata definita giornalisticamente), che a dicembre provocarono 14 morti nel più grande attacco terroristico sul suolo americano dopo il 2001, ci dà l’occasione di riflettere sul confine tra tutela della privacy, o meglio, della protezione dei dati personali, come parte delle libertà fondamentali e sicurezza collettiva, in questo caso come contrasto al terrorismo.

E’ esattamente lo stesso tema della riflessione in corso in Europa nell’era post-Snowden: il privacy-shield che rimpiazzerà il safe harbor agreement, infatti, pone limiti alla possibilità per le autorità di pubblica sicurezza di accedere ai dati personali evitando così attività di monitoraggio indiscriminato e non proporzionate alle finalità di sicurezza pubblica. Vista l’enorme diffidenza che tutta la vicenda NSA ha provocato su questa vicenda, soprattutto in Europa, la reazione da parte di Tim Cook non può stupire più di tanto.

Neanche la sacrosanta lotta al terrorismo, dal mio punto di vista può giustificare una ‘società del controllo preventivo’, in cui privacy e protezione dei dati dei cittadini siano costantemente violati. Tuttavia è necessario distinguere i piani: di fronte a  feroci terroristi come in questo caso, o a criminali di vario tipo, nessuno può mettere in discussione il diritto dell’autorità giudiziaria di entrare in possesso di tali dati.

Tuttavia, il punto più delicato che Tim Cook pone nella lettera ai clienti Apple è il seguente: non possiamo permetterci di creare un sistema backdoor all’iOS (il sistema operativo dell’iPhone) perché questo esporrebbe i nostri clienti (potenzialmente tutti) a violazioni continue della privacy. E’ un punto difficilmente opinabile, e per altro in assoluta coerenza con lo spirito del dibattito che nei mesi scorsi si è sviluppato in Europa: infatti, a quanto dice Tim Cook, l’Fbi non sta chiedendo semplicemente i dati del singolo smartphone, ma un cambio di sistema che stabilirebbe un precedente molto discutibile.

La speranza, in ogni caso è che questa potrebbe essere l’occasione per dirimere la questione una volta per tutte, trovando un equilibrio tra sicurezza dei cittadini e tutela della privacy, fuori dalla facile retorica.

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