Pubblicato da l’Unità il 20 luglio 2016
Il 16 luglio, nell’ambito della Festa nazionale dell’Unità tematica sull’economia a Poggibonsi (Si), abbiamo affrontato una discussione approfondita sulle monete complementari, sulle opportunità e i rischi che ne possono derivare, con Massimo Amato, docente dell’Università Bocconi, tra i massimi esperti europei del settore, Roberto Spano, amministratore delegato di Sardex, il più grande circuito di moneta complementare italiano, presente con propri partner in un’altra decina di regioni italiane oltre la Sardegna, e l’eurodeputato Nicola Danti.
La moneta complementare non va confusa con altri tipi di moneta, con cui spesso viene accomunata erroneamente. Fra le varie forme di moneta complementare meritano particolare attenzione le “mutual credit currency”. Questa moneta complementare è un’unità di conto, ancorata all’euro ma non convertibile in euro, utilizzata in camere di compensazione locali. Locale non significa però localistico. Per essere ancora più chiari, la moneta complementare non è per nulla l’anticamera dell’uscita dall’euro, ma se utilizzata correttamente può addirittura esser utile a un suo rafforzamento.
Proprio Massimo Amato ha ricordato come “il maggior problema dell’euro oggi la sua tendenza a non circolare, né come mezzo di scambio né nella forma di credito all’economia reale. Le monete complementari basate sul mutual credit agiscono esattamente su quest’aspetto. Favoriscono scambi che altrimenti semplicemente non avverrebbero, fornendo il credito aggiuntivo che essi necessitano. Ovviamente è fondamentale che i circuiti siano costruiti in modo appropriato.” Roberto Spano dal suo punto di vista di gestore di un circuito di compensazione ha raccontato “la serietà e la fatica con cui vengono selezionati gli aderenti a Sardex e ai circuiti che vi si ispirano, garantendo la certezza che i beni e i servizi offerti siano acquistabili per gli altri aderenti al circuito.” Nicola Danti ha sottolineato come “anche nella recente risoluzione del Parlamento europeo sulle monete virtuali, che mette in guardia sui rischi delle monete elettroniche sul modello bitcoin, distingua nettamente il caso delle monete complementari.”
Per capire il funzionamento della moneta complementare all’interno di un circuito di compensazione conviene partire da esempio concreto. Supponiamo che un’azienda Alfa abbia la capacità di produrre un bene che l’azienda Beta acquisterebbe, ma sia sprovvista della liquidità per acquistare dall’azienda Gamma la materia prima necessaria per produrlo. Con la difficoltà di accesso al credito che viviamo quotidianamente, questa situazione potrebbe tradursi in una spirale di crisi aziendali. Se, invece, queste tre aziende facessero parte di un sistema di compensazione potrebbero scambiarsi i beni e i servizi attraverso il sistema di crediti e debiti della camera di compensazione, generando così PIL che altrimenti non sarebbe possibile. Se vogliamo vederla sotto un’altra luce, si tratta di un sistema di ‘pagherò’ multilaterali.
I circuiti di moneta complementare possono svolgere una funzione importante anche in caso di aziende che vantano crediti che non riescono a essere saldati da soggetti che a loro volta sono creditori di soggetti terzi. Sappiamo bene quali sono le conseguenze che possono derivare da una situazione del genere: blocco della produzione, giudizi e decreti ingiuntivi, possibile default di queste imprese nel caso in cui le stesse non godano di linee di credito presso le banche o non abbiano l’adeguata potenza finanziaria. Con la moneta complementare, rendendosi possibili compensazioni di crediti e debiti tra soggetti non legati direttamente da un contratto, è come se si fluidificasse il sistema. L’economia ne beneficerebbe, le imprese avrebbero maggiori risorse da investire, con evidenti positive ricadute sul settore occupazionale.
Fin qui la teoria. E’ ovvio che il sistema, i sistemi (se immaginiamo diversi circuiti di moneta complementare locale) regge se viene mantenuto il suo equilibrio strutturale. In altre parole, in questi sistemi devono essere previsti meccanismi che impediscano l’accumulazione di grandi quantità di moneta complementare non spese, e che rendano impossibile un indebitamento eccessivo.
Questo a livello strutturale. Poiché però la moneta complementare, per definizione, non assolve a tutte le partite finanziarie aziendali, è sempre possibile che un soggetto del circuito fallisca e cessi di assicurare i pagamenti anche in moneta complementare. In questo caso le conseguenze sarebbero assorbite mutualmente da tutti i partecipanti, neutralizzando gli effetti negativi a livello del sistema nel suo complesso.
Sempre da un punto di vista sistemico, l’affidabilità del circuito è cruciale, per utenti ed esercenti innanzi tutto, ma anche perché altrimenti non vi è alcun beneficio per le comunità territoriali. I circuiti di moneta complementare devono essere fortemente ancorati al territorio, o a una filiera produttiva specifica, con una forte ricaduta anche sulla coesione delle nostre comunità.
L’elemento della fiducia e del reciproco riconoscimento svolge quindi un ruolo fondamentale, da tutti i punti vista, e in prima battuta dal punto di vista del gestore: un gestore del circuito di moneta complementare potrebbe assecondare, per incompetenza o per interesse, l’accumulazione di squilibri eccessivi. Dal mio punto di vista, che è quello del policy maker, è necessaria una regolamentazione europea specifica sulle monete complementari, ma intanto sarebbe auspicabile una regolamentazione almeno nazionale.
Ho depositato una proposta di legge, il cui esame deve ancora iniziare in commissione, che si propone di regolare il settore. Purtroppo sono molte le truffe che si possono nascondere dietro questo tipo di operazioni. Pensate a cosa succederebbe se il gestore della camera compensativa non regolasse in modo adeguato le concessioni di credito, o ancora se applicasse norme poco chiare ai possessori di moneta complementare. Si tratterebbe di una truffa vera e propria. In Italia sono sorte decine di camere compensative. Alcune eccezionali, in particolare quelle ancorate a solidi circuiti territoriali, altre meno trasparenti. Allo stesso modo è quanto mai necessaria e urgente un’armonizzazione europea. Proprio nell’ottica di una unione che oltre a competere, coopera, come sta scritto anche nei trattati.