Ieri la Corte di Giustizia europea, ha emanato una sentenza (qui in inglese o francese) sul caso di Maximillian Schrems i cui dati sono stati trasferiti dall’UE agli Stati Uniti e sui poteri delle autorità nazionali di vigilanza.
Sbaglia chi considera la questione puramente tecnica, perché avrà risvolti politici ed economici, riguardando le nostre vite più di quanto si pensi.
La sintesi, estrema, del dispositivo è che la Corte riconosce il diritto del cittadino europeo a chiedere all’autorità nazionale privacy se le aziende che trasferiscono i propri dati dall’Europa agli Usa rispettano le tutele previste dalle normative europee.
La sentenza di fatto travolge la validità del Safe harbor agreement, che consentiva automaticamente alle aziende che lo sottoscrivevano di trasferire dati dall’Europa all’America e viceversa.
La negazione di questo automatismo, ha notevoli conseguenze per tutte le aziende che operano sul territorio europeo, a partire da Facebook e gli over the top del web, che a questo punto dovrebbero riferirsi all’ordinamento europeo. E avrà anche effetti sulle aziende europee che operano aldilà dell’atlantico.
Tuttavia, sarebbe sbagliato considerare la sentenza come il punto di arrivo definitivo sulla tutela del dato. Di fatto alcuni punti possono riferirsi ad una “sovranità europea” sulla privacy e la decisione della Corte di giustizia stimola una riflessione ancora più seria sulla tutela del dato e sulla sua natura nell’economia, presente e futura. Non è un fatto di poco conto, anche considerando che le norme precedenti al safe harbor agreement sono state scritte un’era tecnologica fa e che siamo alla vigilia dell’approvazione del regolamento europeo sul ‘data protection’.
Ci muoviamo verso un mondo in cui i dati avranno un valore sempre maggiore. L’obiettivo è impegnare tutti, dalle istituzioni, ai regolatori, fino agli stakeholders a creare le condizioni per una forte sensibilizzazione, in maniera sempre più coordinata a livello europeo. La riflessione, a partire dalla consapevolezza che la differenza tra cittadino e consumatore si assottiglia quando operiamo sul web, caricando una foto o pubblicando un post.
Ma ogni riflessione deve tenere in debito conto la necessità di non creare barriere competitive alle aziende europee. Infatti la regolazione dell’economia del dato, l’utilizzo dei BigData, sarà fondamentale per lo sviluppo del settore dell’IT nel nostro continente nei prossimi decenni. Insomma siamo sicuri che rispondere alla capacità di innovazione d’oltreoceano con una opzione protezionistica darà slancio alle tante aziende e startup europee che investono in innovazione? E infine ci rendiamo conto di cosa può significare la sentenza all’alba dell’Internet Of Things?