L’avvocato di Microsoft, E. Joshua Rosenkranz, nel presentare un ricorso contro il dipartimento della Giustizia ha utilizzato come argomento della difesa la sentenza europea, secondo cui “il safe harbor agreement non rispetterebbe i diritti di base dei cittadini europei”. A questo punto — sempre secondo Microsoft — consegnare i dati alla giustizia americana sarebbe una violazione della legge irlandese, imputabile allo stesso colosso di Redmond, che diventerebbe così perseguibile in Irlanda.
Il caso nasce da una disputa tra il dipartimento di giustizia e Microsoft sull’accesso agli account di posta elettronica nel caso di indagini sul traffico di droga internazionale.
Secondo lo Stored Communications Act (SCA), gli ISP sono tenuti a fornire al Governo, per alcuni tipi di indagine, i dati richiesti. Il punto che l’SCA non scioglie, trattandosi di una legge risalente a decenni fa, quando l’ambiente di Internet era completamente diverso, è se quest’obbligo valga solo per i dati fisicamente ‘storati’ in server sul suolo americano o anche per quelli su suolo estero. Inoltre, a complicare la situazione c’è il sistema adottato da Microsoft: infatti, i dati degli account vengono automaticamente conservati nei server più vicini alla residenza dichiarata dall’utente, in questo caso l’Irlanda, dichiarazione che però può essere facilmente falsificata.
Fino ad oggi, i tribunali americani hanno dato torto a Microsoft, considerando determinante non la nazione in cui i dati sono conservati, ma la nazione dell’Internet Service Provider.
Ma appunto, la sentenza della settimana scorsa della Corte di giustizia europea sul safe harbor ha aperto un nuovo scenario: costringere il colosso di Redmond a consegnare i dati lo esporrebbe ad un enorme pregiudizio in sede europea. Se dal punto di vista giuridico è una bella matassa da sbrogliare, dal punto di vista del legislatore è l’ennesima prova che le norme sul “data protection” non possono essere affrontate a livello nazionale, e devono avere un coordinamento a livello internazionale, soprattutto tra Usa e Europa, che insieme costituiscono una fetta molto significativa degli utenti globali del web.